martedì 5 marzo 2013

SPERMIOGRAMMA



Lo spermiogramma è l'analisi del liquido seminale finalizzata a valutare la qualità degli spermatozoi, attraverso la verifica della forma, del numero e della motilità. Tale esame rappresenta lo strumento principale per la valutazione della fertilità maschile. Uno spermiogramma è necessario anche per verificare il buon esito di un intervento di vasectomia. L'affidabilità dell'esame dipende da una sua corretta esecuzione, che comporta: astinenza completa prima dell'esame fra i 3 e i 5 giorni (un periodo più breve diminuisce la concentrazione degli spermatozoi, un periodo più lungo ne diminuisce la motilità); sospensione di terapie farmacologiche (ormoni, farmaci anti-infiammatori, antibiotici, steroidi) raccolta del campione mediante masturbazione manuale, in buone condizioni di igiene e in contenitori a bocca larga; raccolta del campione preferibilmente presso il laboratorio ove viene effettuata l'analisi; se ciò non è possibile il campione può essere raccolto a casa in un contenitore sterile per urine e portato al laboratorio entro un'ora in posizione verticale procurando di tenerlo al caldo, preferibilmente in una tasca vicino al corpo. Se per motivi religiosi la masturbazione è proibita, la raccolta del liquido può anche essere eseguita dopo un rapporto sessuale completo. In tal caso deve essere utilizzato uno speciale condom di silicone o poliuretano (il lattice può danneggiare lo sperma). Il campione raccolto viene sottoposto inizialmente a una valutazione "macroscopica" per la determinazione di alcune caratteristiche fisico-chimiche, in particolare l’aspetto, il volume, il pH, la viscosità e la fluidificazione. Successivamente viene effettuata la valutazione microscopica per la determinazione di concentrazione, motilità e morfologia degli spermatozoi.

SPERMIOGRAMMA e descrizione generale del liquido seminale



Il colore del liquido seminale è grigio opalescente. In un referto di uno spermiogramma sarà possibile leggere però anche altre diciture come lattescente, pioide, bruno (ematico). Un aspetto lattescente, specialmente se accompagnato da un ridotto volume e un pH acido, può riflettere un danno a carico delle vescichette seminali, mentre l'aspetto giallognolo pioide è indice di una contaminazione urinaria, della presenza di granulociti, di una netta prevalenza della componente delle vescichette seminali oppure raramente della presenza di bilirubina.

Il volume dell'eiaculato (in condizioni normali da 1,5 a 5 ml) è un segno della funzionalità delle vescichette seminali, in quanto queste producono dal 50 all'80% della componente liquida dello sperma. La prostata contribuisce per il 15-30% e il rimanente è fornito dalle ghiandole uretrali accessorie e dal deferente.

Il liquido seminale ha normalmente un pH alcalino, che oscilla tra 7,5 e 8,0, ed è la risultante tra la secrezione basica delle vescichette seminali e la secrezione acida della prostata. Un pH inferiore a 7 è espressione di disfunzione delle vescichette seminali, un pH superiore a 8,0, in presenza di leucociti, indica la presenza di una infezione.

Appena emesso, lo sperma coagula per poi liquefarsi. La liquefazione si completa nel giro di 30 minuti a temperatura corporea (37 °C). La coagulazione avviene per opera di enzimi prostatici che agiscono sul fibrinogeno prodotto dalle vescichette seminali, andando a creare una fitta maglia molto serrata. Una mancata coagulazione dello sperma, oltre che uno scarso volume, indica una disfunzione delle vescichette. Gli enzimi che determinano la liquefazione sono secreti dalla prostata.

SPERMIOGRAMMA e Viscosità del liquido seminale



La viscosità non va confusa con la fluidificazione. Mentre la fluidificazione è un processo dinamico transitorio di dissolvimento di un coagulo, la viscosità è una caratteristica permanente di un determinato liquido seminale. Normalmente viene valutata facendo defluire lentamente il liquido seminale da una pipetta: un liquido seminale non viscoso forma un filo inferiore ai 2 cm. L'eccessiva viscosità impedisce il normale movimento degli spermatozoi.

SPERMIOGRAMMA e Sostanze chimiche nel liquido seminale



Nel liquido seminale si trovano normalmente alcune sostanze chimiche come: fruttosio, normalmente in concentrazioni fra 120 e 450 mg/dl. Il fruttosio è prodotto dalle vescichette seminali sotto stimolo androgenico. Un contenuto più basso di fruttosio rispetto ai valori normali può indicare una infezione delle vescichette seminali o anche una insufficiente secrezione di ormoni androgeni. L’acido citrico è prodotto normalmente dalla prostata. Una bassa concentrazione suggerisce una patologia prostatica. La glicerofosforilcolina (GFC), se ha bassi livelli indica un deficit dell'epididimo. Lo zinco, normalmente va da 25 a 400 μg/dl.

SPERMIOGRAMMA e Conta degli spermatozoi



La conta degli spermatozoi prende in considerazione, oltre che il loro numero, anche la loro morfologia e motilità.

SPERMIOGRAMMA e Concentrazione degli spermatozoi



Concentrazione degli spermatozoi indica il numero di spermatozoi presenti in un millilitro di eiaculato. La valutazione viene effettuata con l'ausilio di camere di conta (comera di Burker, camera di Thoma). I valori di normalità in termini di numero di spermatozoi per ml sono uguali o superiori a 20 milioni. 

SPERMIOGRAMMA e Parametri OMS



Secondo l’ OMS i parametri sono i seguenti:
Volume:  ml > 1,5
Totale numero spermatozoi : milioni > 39
Concentrazione:  milioni/ml > 15
Motilità totale:  % > 40
Motilità progressiva:  % > 32
Vitalità:  % > 58
Morfologia:  % > 4
pH:  ≥ 7,2
Leucociti: milioni/ml < 1,0 

SPERMIOGRAMMA e Motilità degli spermatozoi



La coda permette allo spermatozoo un movimento "flagellare" che deve essere anterogrado, cioè deve permetterne lo spostamento in avanti. Entro 2 ore dalla eiaculazione, viene valutata la percentuale di spermatozoi che conservano un moto flagellare che viene descritto come moto rettilineo rapido (A), moto rettilineo lento (B) o moto irregolare (C). In condizioni di normalità, la percentuale di spermatozoi con moto rettilineo A+B deve essere superiore o uguale al 50%, di cui il 25% con motilità rettilinea veloce. La motilità dipende fisiologicamente dalla durata dell'astinenza (diminuisce dopo il quinto giorno) e può essere influenzata dalla temperatura di conservazione del campione, dall'incompleta liquefazione o dall'aumento della viscosità.

SPERMIOGRAMMA e Morfologia degli spermatozoi



La valutazione morfologica degli spermatozoi deve essere effettuata con particolari colorazione istologiche (Papanicolau, Giemsa, Diff Quick). Ogni singolo spermatozoo è composto da una testa lunga 4,0-5,5 micron, larga 2,5-3,5 micron e composta dal 40 al 70% da una regione acrosomiale. Si possono osservare molte alterazioni morfologiche della testa di uno spermatozoo (testa a punta, allungate, amorfe, tonde, doppie, con acrosoma ridotto assente o asimmetrico). Il tratto intermedio che collega la testa con il flagello ha una lunghezza di 6,0-7,5 micron e uno spessore di 1 micron; si possono osservare inserzioni del tratto intermedio asimmetriche, oppure ispessimenti o assottigliamenti. Infine il flagello ha una lunghezza di circa 45 micron (come dieci teste), una larghezza di 0,5 micron e può presentarsi spezzato, mozzo, avvolto, gonfio o doppio. 

SPERMIOGRAMMA e Grappoli di spermatozoi



La presenza di spermatozoi riuniti insieme a formare "grappoli" è detta agglutinazione. Una quota maggiore del 10% di spermatozoi riuniti in agglomerati è indice di processi infiammatori o immunologici in atto.

La fecondazione assistita


In alcune donne il passaggio dell’oocita lungo gli ovidotti o la risalita degli spermatozoi e la successiva fecondazione sono impediti dall'ostruzione degli ovidotti stessi per cause naturali, quali la formazione di tessuto cicatriziale formatosi in seguito a un’infezione. Tempo fa con una situazione di questo tipo era praticamente impossibile avere figli; oggi invece, grazie a una tecnica detta fecondazione assistita è possibile ottenere ugualmente la fusione tra il gamete maschile e quello femminile. Tra le più comuni tecniche di fecondazione assistita ci sono l’inseminazione artificiale, il trasferimento intratubarico di gameti e la fecondazione in vitro.

L’inseminazione artificiale è l’introduzione, mediante un sondino, di spermatozoi nella parte alta dell’utero. Richiede una preparazione dello sperma per la selezione del maggior numero possibile di spermatozoi mobili e morfologicamente normali.

Il trasferimento intratubarico di gameti consiste nel trasferimento di gameti maschili e femminili negli ovidotti, dove ha luogo normalmente la fecondazione. Questa tecnica si applica nei casi di disfunzioni ovulatorie o di spermatozoi con lievi anomalie nella locomozione. La fecondazione in vitro consiste nella fecondazione in provetta degli oociti, prelevati mediante l’agoaspirazione per via addominale, e la conseguente formazione di embrioni. Dopo 48 o 72 ore gli embrioni vengono trasferiti per via transvaginale nell'utero della donna. Questa tecnica si applica ìn caso di tube ostruite, disfunzioni dell’ovulazione e spermatozoi con anomalie moderate.

La probabilità di successo di ogni trattamento di fecondazione assistita è molto variabile e dipende da diversi fattori, tra i quali l’età della donna e le patologie associate a entrambi i sessi. 



La contraccezione


Avere rapporti sessuali senza utilizzare alcuna tecnica contraccettiva aumenta notevolmente il rischio di una fecondazione non desiderata; si calcola infatti che circa l’80% delle donne in età fertile, che hanno rapporti sessuali regolari e che non adottano alcun tipo di prevenzione, abbiano una gravidanza nel giro di un anno; questo è un dato medio, in realtà ci sono donne che restano incinte al loro primo rapporto sessuale e altre che, pur desiderando un figlio, devono attendere diversi anni prima di riuscire ad avviare una gravidanza. Le tecniche contraccettive più diffuse possono essere suddivise in diverse categorie: le forme di sterilizzazione, le tecniche che si basano sulla modificazione dei livelli ormonali, quelle prevalentemente di tipo meccanico (dette anche «a barriera»), il dispositivo intrauterino e le tecniche dette naturali. Uno studio effettuato a Londra su 46000 donne per un periodo di 36 anni ha dimostrato che tra le donne che hanno assunto la pillola anticoncezionale per circa 8 anni il rischio di cancro all’utero, all’intestino e alle ovaie è diminuito del 12%; in caso di assunzione per un periodo più lungo, però, sembra si verifichi un effetto contrario


La fecondazione


Negli esseri umani, così come in tutti gli organismi che si riproducono per via sessuata, ogni vita comincia molto semplicemente mediante la fusione di due gameti: lo spermatozoo maschile, piccolo e mobile, e l’ovulo femminile  più grande ma strutturalmente più semplice: questo processo è detto fecondazione. Quando uno spermatozoo raggiunge la superficie ricoperta da microvilli dell’oocita secondario, essa subisce sostanziali modifiche chimiche per azione degli enzimi rilasciati dall’acrosoma dello spermatozoo. Le membrane cellulari dello spermatozoo e dell’oocita, una volta entrate in contatto, si fondono e il nucleo del gamete maschile penetra nel citoplasma di quello femminile. Subito dopo questo contatto sì completa la seconda divisione meiotica dell’oocita; perciò, da questo momento l’oocita diventa a tutti gli effetti un ovulo. Nel flagello dello spermatozoo è presente una proteina di membrana che favorisce il passaggio del calcio: quando lo spermatozoo viene a contatto con la membrana dell’oocita, il calcio, penetrando nel flagello, ne muta la forma rendendolo venti volte più forte, così da permettere allo spermatozoo di penetrare nell’oocita stesso. Se questa proteina di membrana è bloccata, la fecondazione non può avvenire. La fecondazione ha almeno quattro conseguenze. In primo luogo avvengono alcune modificazioni sulla superficie dell’ovulo fecondato in meno di un secondo dal contatto con lo spermatozoo; per evitare l’ingresso di un altro spermatozoo, infatti, la membrana cellulare dell’ovulo compie una serie di reazioni chimiche che non la rendono più recettiva verso altri spermatozoi. Come seconda conseguenza, l’ovulo è attivato dal punto di vista metabolico: ciò è dimostrato dal forte aumento della sintesi proteica e del suo consumo di ossigeno. La terza conseguenza della fecondazione è che il materiale genetico maschile entra nel gamete femminile, cioè il nucleo spermatico aploide si fonde con il nucleo aploide dell’ovulo, dando origine al nucleo diploide dello zigote; il genotipo di un nuovo individuo è così costituito. La quarta e ultima conseguenza è che, l’ovulo comincia subito a dividersi per mitosi. 



Esami diagnostici per la prevenzione dei tumori femminili


Ogni anno si registrano in Italia più di 250 mila nuovi casi di cancro, dei quali 37 mila circa sono tumori della mammella e quasi 7 mila tumori del collo dell’utero; nonostante le cifre siano molto alte, la mortalità per questi casi di tumore, dopo cinque anni dai trattamenti terapeutici, è poco più del 20%. Questi incoraggianti risultati sono dovuti a un notevole miglioramento delle terapie, ma anche alla maggiore sensibilità delle donne verso la prevenzione e la diagnosi precoce. Questi due tipi di tumore infatti, possono essere facilmente diagnosticati mediante alcuni esami di routine e, grazie alla somministrazione di cure fin dall’inizio del loro sviluppo, possono essere sconfitti nella maggior parte dei casi.

La mammografia è una radiografia al seno che consente di individuare un tumore quando è ancora completamente asintomatico. Questo esame deve essere effettuato una volta ogni due anni da tutte le donne di età compresa tra i 40 e i 50 anni e una volta all’anno dai 50 anni in su. Nel caso in cui siano presenti in famiglia casi di tumore alla mammella, è consigliabile ripetere l’esame ogni anno anche a partire dai 40 anni.

L’ecografia, un’indagine mediante ultrasuoni, può essere effettuata al seno quale esame complementare alla mammografia oppure, nella forma transvaginale effettuata mediante una sonda introdotta in vagina, per evidenziare tumori all’utero o alle ovaie.

Il Pap test è l’esame più comune per la diagnosi di tumori al collo dell’utero è il Pap test. Prende il nome dal medico greco Papanicolaou, che lo ha ideato nel 1945. Questo test consiste nel prelievo di secreto vaginale mediante una piccola spatola; l’analisi delle cellule prelevate permette di evidenziare sia le cellule cancerose sia lesioni precancerose, per questo dovrebbe essere effettuato una voIta l’anno da tutte le donne a partire dal primo rapporto sessuale. Nel caso in cui il Pap test evidenzi cellule sospette, è utile effettuare una colposcopia, ossia un’osservazione del collo dell’utero con un microscopio che permette di ingrandire le parti lesionate del tessuto uterino. 

Le malattie a trasmissione sessuale


La stretta comunicazione che si viene a creare durante il rapporto sessuale tra la mucosa vaginale e quella del pene determina una notevole facilità di trasmissione di infezioni da un individuo all'altro  Tali infezioni sono dovute a microrganismi (batteri, funghi, virus, protozoi) contro cui è molto difficile per la medicina riuscire a fornire forme di protezione completa. La soluzione migliore consiste nel ridurre i rischi di contagio mediante un’attività sessuale sicura, con metodi in grado di ostacolare la trasmissione degli agenti patogeni.

Clamidia
Milioni di persone, per la maggior parte donne, sono colpite ogni anno dalla clamidia, un’infezione a trasmissione sessuale provocata dal batterio Chiamydia trachomatis e particolarmente diffusa tra le adolescenti poiché i tessuti ancora giovani della cervice sono maggiormente sensibili. Questa infezione solitamente non manifesta sintomi evidenti; tuttavia, se non viene curata, può colpire l’utero e gli ovidotti: in tal caso, almeno una donna infetta su quattro diventa sterile o va incontro a gravidanze extrauterine. Questa infezione può causare infertilità anche nel maschio e può essere trasmessa dalla madre al figlio al momento della nascita. Come le altre malattie batteriche la clamidia viene curata con antibiotici specifici. 

Gonorrea
Il batterio responsabile della gonorrea, Neisseria gonorrhoeae, produce una tossina che provoca irritazione e dolore nella zona infettata. L’infezione può causare sterilità se colpisce l’epididimo negli uomini e le ovaie nelle donne. Nella sua forma estrema, la gonorrea può portare a lesioni cardiache e nervose.

Papilloma virus umano
Ogni anno vengono accertati, in individui dai 20 ai 24 anni, circa 750 000 casi di verruche genitali causate dal papilloma virus umano; queste verruche sono solo una delle manifestazioni più benigne dell’infezione. In combinazione con altri fattori, il virus sembra essere in parte responsabile dei tumore al collo dell’utero, alla vagina e al pene. Per questa ragione è di vitale importanza che le donne che hanno contratto il papilloma venereo si sottopongano, con regolare frequenza, ai test sullo stato di salute della cervice, per individuare precocemente i cambiamenti delle cellule cervicali dell’utero. In Italia dal 2008 a tutte le dodicenni viene praticato il vaccino contro questo virus.

Virus dell’ herpes simplex genitalis (HSV-2)
L’herpes è considerato una delle infezioni virali a trasmissione sessuale in maggior aumento tra i giovani dai 15 ai 29 anni. Una grande percentuale di adulti possiede anticorpi che indicano la presenza di un’infezione da HSV-2; visto però che la maggior parte delle persone non lamenta sintomi esterni, solo pochi sono coscienti dell’infezione. Il virus può provocare vescicole ulcerose sulla pelle dei genitali degli uomini e delle donne, e può trasmettersi dalla madre al figlio durante il parto; nei neonati può causare cecità, sordità e perfino la morte.

Sifilide
Questa infezione a trasmissione sessuale può causare gravi lesioni neurologiche se non viene diagnosticata e curata in modo corretto. Il batterio che causa la sifilide, Treponema pallidum, entra nell'organismo dalle mucose o dalle lesioni della pelle e può essere trasportato in tutto l’organismo per via linfatica o sanguigna. Nel punto dell’infezione iniziale si forma una piccola ulcera indolore che può essere curata rapidamente, ma è molto contagiosa; in seguito, possono formarsi lesioni squamose altamente infettive. La fase latente può durare molti anni. L’introduzione degli antibiotici dal 1940 ha limitato notevolmente la diffusione di questa malattia, ma, a partire dal 1986, si è registrato un incremento allarmante. Nel 1989 sono stati diagnosticati 100 000  nuovi casi di sifilide e attualmente sono stati raggiunti i livelli più alti del numero di malati dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Candida
L’infezione micotica (da funghi) più frequente è quella provocata da Candida albicans, che colpisce almeno una volta circa il 30% delle donne nell'arco della loro vita. La candida produce irritazione vaginale con secrezioni bianche, prurito e bruciore. E un’infezione curabile ma difficile da debellare completamente e sono frequenti le recidive.

AIDS
L AIDS e una malattia provocata dal virus HIV la cui trasmissione avviene solo attraverso il contatto diretto di sangue infetto, quindi nel caso soprattutto di rapporti sessuali non protetti o di utilizzo di siringhe già usate. 


Ormoni e ciclo mestruale


Il ciclo mestruale ha una durata di circa 28 giorni e corrisponde alla complessa serie di eventi che ha luogo tra l’inizio di una mestruazione e l’inizio di quella successiva. Tra gli ormoni che partecipano al complesso sistema a feedback che regola il ciclo mestruale vi sono gli estrogeni e il progesterone (ormoni ovarici), le gonadotropine ipofisarie FSH e LH, e il fattore di rilascio delle gonadotropine (GnRH) prodotto dall'ipotalamo  All'inizio del ciclo i livelli ormonali sono bassi; dopo pochi giorni, un oocita e il suo follicolo cominciano a maturare grazie all'influenza degli ormoni FSH e LH. Ingrossandosi, il follicolo secerne quantità crescenti di estrogeni, che stimolano la ricostruzione dell’endometrio in preparazione all'impianto di un ovulo fecondato. Il rapido aumento dei livelli di estrogeni verso la metà del ciclo determina un rapido aumento anche nella produzione di LH e FSH da parte dell’ipofisi, che stimola il follicolo a liberare l’oocita, il quale inizia così il suo viaggio verso l’utero. Sotto il continuo stimolo dell'LH, le cellule del follicolo svuotato diventano più grandi e ne riempiono la cavità, producendo il corpo luteo. A mano a mano che le cellule del corpo luteo si accrescono, cominciano a sintetizzare quantità crescenti di progesterone, oltre che di estrogeni. Quando cresce il livello ormonale, gli estrogeni, insieme al progesterone  inibiscono la produzione di GnRH e, quindi, delle gonadotropine LH e FSH da parte dell’ipofisi. Se invece non c’è fecondazione, il corpo luteo viene riassorbito e diminuisce la produzione degli ormoni ovarici. In conseguenza a questo calo ormonale, lo strato mucoso dell’endometrio si stacca e viene eliminato con la mestruazione. Poi, in risposta al basso livello di progesterone ed estrogeni, la produzione degli ormoni gonadotropi ipofisari ricomincia ad aumentare, evento che è seguito, all'inizio di un nuovo ciclo mestruale, dalla riformazione dell'endometrio, dallo sviluppo di un nuovo follicolo e da un aumento di estrogeni. Il ciclo mestruale dura circa 28 giorni, ma sono comuni delle variazioni individuali. 




L’orgasmo nella donna


Sotto l’influenza di diversi stimoli, il clitoride e i tessuti associati si riempiono di sangue e si ingrossano leggermente, con un meccanismo analogo a quello che avviene nel pene. Il rigonfiamento dei tessuti è accompagnato dalla secrezione all'interno della vagina di un liquido che ne lubrifica le pareti e tende a neutralizzare l’ambiente acido (l’acidità della vagina riduce le probabilità di infezioni, ma risulta dannosa per gli spermatozoi). L’orgasmo della donna, come quello dell’uomo, è contraddistinto da contrazioni muscolari ritmiche, ma nella donna non c’è eiaculazione di liquido attraverso la vagina. Nel momento dell’orgasmo il collo dell’utero si spinge in basso verso la parte superiore della vagina, dove lo sperma tende ad ammassarsi. L’orgasmo femminile produce anche delle contrazioni negli ovidotti che aiutano la risalita degli spermatozoi, ma tali contrazioni non sono indispensabili per il concepimento. 

ll percorso dell’oocita


Dopo l’ovulazione, l’oocita viene «aspirato» nell’adiacente ovidotto grazie al battito delle ciglia che rivestono le estroflessioni poste intorno alla sua apertura; grazie al movimento di queste ciglia, infatti, si crea un flusso di liquidi che fa entrare l’oocita nell’ovidotto. Una volta al suo interno, l’oocita viene spinto in avanti sia dalle onde peristaltiche prodotte dalla muscolatura liscia delle pareti dell’ovidotto sia dalle ciglia presenti sulla sua superficie interna. Il viaggio per giungere nell’utero dura circa tre giorni, più o meno la durata di vita di un oocita non fecondato dopo che è stato espulso dal follicolo; tuttavia, l’arco di tempo in cui l’oocita può essere fecondato è più breve, al massimo di due giorni, e perciò la fecondazione, se avviene, può aver luogo solo lungo l’ovidotto. Se l’ovulo viene fecondato, il giovane embrione si impianta nell’endometrio 3 o 4 giorni dopo aver raggiunto l’utero, cioè dopo 6 o 7 giorni dal momento della fecondazione. Può capitare però che l’ovulo fecondato rimanga bloccato nell’ovidotto dando luogo a una gravidanza extrauterina. Per i primi mesi questa condizione può essere asintomatica; se la madre non se ne accorge, aumentando di dimensioni il feto potrebbe lacerare l’ovidotto, con conseguente emorragia interna e serio rischio per la salute della donna. Per mezzo dell’ecografia è possibile diagnosticare precocemente questa anomalia. Se, invece, non viene fecondato, l’oocita muore e degenera rapidamente. Dopo circa 14 giorni dall’ovulazione, l’endometrio viene eliminato con la mestruazione, un fenomeno ciclico della durata di 3-7 giorni: lo strato mucoso dell’endometrio si stacca dalla parete uterina spezzando i capillari sanguigni che provvedevano al suo nutrimento e l’utero si riempie di sangue, che viene eliminato per via vaginale insieme alla mucosa uterina. 

L’oogenesi


Nelle donne gli oociti primari cominciano a formarsi già verso il terzo mese dello sviluppo fetale e al momento della nascita le due ovaie ne contengono circa due milioni. Gli oociti primari, una volta completata la profase della prima divisione meiotica, interrompono il processo di divisione per riprenderlo solo all’inizio della pubertà, ossia quando entrano in circolo gli ormoni femminili. Di questi due milioni di oociti primari, tuttavia, solo 400 circa proseguiranno la meiosi, generalmente uno alla volta ogni 28 giorni per tutto il periodo riproduttivo. Tale periodo è compreso tra la pubertà e la menopausa, che sopraggiunge in genere tra i 45 e i 55 anni. È interessante notare che possono quindi passare più di 50 anni tra l’inizio e la fine della prima divisione meiotica di un oocita. Un oocita primario completa infatti la prima divisione meiotica poche ore prima dell’ovulazione, ossia la liberazione dell’oocita stesso da parte dell’ovaia, dando origine a un oocita secondario; quest’ultimo va incontro alla seconda divisione meiotica che terminerà solo dopo la fecondazione, nei pochi istanti che separano l’entrata dello spermatozoo nell’ovulo dalla fusione dei nuclei dei due gameti. Al termine della meiosi non si avranno quattro gameti uguali, ma un solo gamete funzionale (l’ovulo) e tre corpuscoli polari che vengono eliminati perché inutili. Nell’ovulo sono accumulate le sostanze nutritive o le molecole coinvolte nei processi metabolici, come I’RNA messaggero e gli enzimi, necessarie ai primi stadi dello sviluppo dell’embrione; pertanto, questa cellula è relativamente molto grande: nelle donne misura circa 100 micrometri ed è visibile a occhio nudo come un puntino fatto con una matita su un foglio di carta. L’oocita si sviluppa vicino alla superficie dcll’ovaia e, con le cellule specializzate che lo circondano, costituisce il follicolo ovarico. Nei libri  di testo le figure che illustrano le fasi di sviluppo dell’oocita sono collocate in sequenza lungo la superficie dell’ovaia; in realtà, il follicolo resta fisso in un’unica posizione per tutto il suo sviluppo. Le cellule del follicolo forniscono le sostanze nutritive all’oocita in accrescimento e, inoltre, secernono estrogeni, gli ormoni che prornuovono la matufollicolo razione del follicolo e la formazione dell’endornetrio. Durante gli stadi finali di maturazione, il follicolo si sposta verso la superficie dell’ovaia e produce una piccola sporgenza che alla fine si spacca, liberando l’oocita. Dopo l’esplosione del follicolo e la liberazione dell’oocita secondario, le restanti cellule follicolari si modificano e danno origine al corpo luteo, o «corpo giallo», una struttura endocrina che secerne estrogeni e progesterone; il progesterone è un ormone importante per la preparazione dell’utero alla gravidanza in quanto favorisce il mantenimento dell’endometrio impedendone il distacco. 

Il sistema riproduttore femminile


Fanno parte del sistema riproduttore femminile strutture come l’utero, la vagina, la vulva e le ovaie, due organi di circa 3 centimetri di lunghezza sospesi nella cavità addominale per mezzo di strisce di tessuto connettivo. Nello strato esterno delle ovaie si trovano gli oociti, dai quali si sviluppano i gameti femminili (ovuli). Gli ovidotti (o tube di Falloppio) sono gli organi che trasportano gli oociti verso l’utero; la sterilizzazione nella donna viene solitamente effettuata per via chirurgica, chiudendo gli ovidotti e impedendo in questo modo che gli spermatozoi incontrino l’oocita; questa operazione è detta legatura degli ovidotti. L’utero è un organo muscolare cavo a forma di pera; in una donna non gravida esso è lungo circa 7,5 centimetri e largo 5 (leggermente più piccolo di un pugno chiuso) ed è posto quasi orizzontalmente nella cavità addominale sopra alla vescica. L’utero, la cui funzione è quella di accogliere l’embrione e di permettere il suo sviluppo fino al momento della nascita, è rivestito internamente dall’endometrio, uno strato mucoso costituito da due parti principali, una si sfalda durante la mestruazione mentre l’altra rigenera lo strato eliminato. I muscoli lisci che si trovano nella parete dell’utero si contraggono in onde continue che aumentano quando l’endometrio si sfalda durante il periodo mestruale e sono massime in prossimità e durante il parto. Un muscolo circolare molto elastico, la cervice o collo dell’utero, avvolge l’apertura inferiore dell’utero; nel momento del parto la cervice si dilata per permettere l’uscita del bambino. La vagina è un tubo muscolare lungo da 8 a 10 centimetri che mette in comunicazione la cervice con l’esterno del corpo; quest’organo riceve il pene durante il rapporto sessuale ed è anche il canale del parto. La vagina si apre all’esterno tra l’uretra, cioè il canale proveniente dalla vescica, e l’ano. Una sottile membrana mucosa forata, l’imene, è posta nella parte bassa della vagina e rimane intatta fino al primo rapporto sessuale. Questa membrana è abbondantemente vascolarizzata e, quando viene rotta, tende a sanguinare; la sua consistenza però varia da una donna a un’altra: in alcune può provocare difficoltà durante il primo rapporto sessuale, mentre altre la rompono senza rendersene conto, anche semplicemente praticando sport o usando assorbenti interni. Gli organi genitali esterni della donna sono detti nel loro insieme vulva. Le labbra sono pieghe della pelle e comprendono le grandi labbra carnose, che nella donna adulta sono ricoperte dai peli pubici, e le piccole labbra, più interne e sottili. Anteriormente alle labbra si trova il clitoride, una piccola struttura di circa 2 centimetri che, essendo ricca di terminazioni nervose associate ai centri del piacere, è considerata omologa al pene maschile (negli embrioni ai primi stadi dello sviluppo, queste due strutture sono identiche). 

Ormoni maschili e steroidi anabolizzanti


Ormoni maschili  
Oltre a produrre spermatozoi, i testicoli sono anche la principale fonte di ormoni maschili, detti complessivamente androgeni. Il principale androgeno, il testosterone, è un ormone steroideo necessario per la formazione degli spermatozoi ed è prodotto essenzialmente dalle cellule interstiziali, che si trovano intorno ai tubuli seminiferi dei testicoli. Altri androgeni sono prodotti nella corteccia surrenale. Gli androgeni, prodotti nelle prime fasi dello sviluppo embrionale, hanno l’importante funzione di guidare lo sviluppo del feto maschile in modo che diventi un maschio e non una femmina. Dopo la nascita, la produzione di androgeni continua a un livello molto basso fino all’adolescenza, periodo in cui vi è un forte aumento di testosterone che dà luogo alla produzione di sperma e alla maturazione del pene e dei testicoli. Il testosterone ha effetti anche su altre parti del corpo non direttamente interessate alla riproduzione; questi effetti comprendono l’accrescimento della laringe, con un conseguente abbassamento della voce, lo sviluppo dello scheletro e dei muscoli e una caratteristica distribuzione dei peli sul corpo. Gli androgeni stimolano la biosintesi di proteine e quindi di tessuto muscolare, e stimolano anche le ghiandole sudoripare le cui secrezioni attraggono batteri producendo, dopo la pubertà, il caratteristico odore associato al sudore. Gli androgeni possono causare anche l’iperattività delle ghiandole sebacee della pelle, provocando l’acne. Tutte queste caratteristiche, associate agli ormoni sessuali, sono dette caratteri sessuali secondari, mentre i caratteri sessuali primari sono gli organi riproduttori, già presenti al momento della nascita.


Regolazione della produzione di ormoni
La produzione di testosterone è regolata da un sistema a feedback negativo che interessa, tra le altre componenti, un ormone gonadotropo detto ormone luteinizzante (LH). L’LH è secreto dall’ipofisi sotto l’influenza del fattore di rilascio delle gonadotropine (GnRH), un ormone ipotalamico, ed è trasportato dal sangue verso i tessuti interstizjali dei testicoli, dove stimola la produzione di testosterone. A mano a mano che nel sangue aumenta il livello di testosterorie, rallenta laproduzione di LH da parte dell’ipofisi. I testicoli sono sotto l’influenza anche di un secondo ormone ipofisario, l’ormone follicolo stimolante (FSH), che agisce sulle cellule del Sertoli dei testicoli e, attraverso esse, regola la produzione di spermatozoi. Tra i fattori coinvolti nel controllo della sintesi dell’FSH vi è un ormone proteico, chiamato inibina, che è secreto dalle stesse cellule del Sertoli e ha il compito di inibire la produzione di FSH, anch’esso con un meccanismo a feedback negativo. Infatti, se il livello di testosterone e di spermatozoi prodotti è alto, entra in azione l’inibina che, abbassando il livello ematico di FSH, fa diminuire la sintesi di testosterone nei testicoli; se, invece, il livello di testosterone è basso, non viene prodotta inibina e aumenta la secrezione di FSH, con conseguente rilascio di testosterone. A differenza di molti altri animali, in cui la produzione di testosterone varia a seconda delle stagioni ed è stimolata da cambiamenti di temperatura e di illuminazione o da altri fattori ambientali, nell’uomo la produzione di questo ormone è abbastanza costante, ma può variare per esempio in rapporto alle situazioni emotive.


Gli steroidi anabolizzanti
La produzione di testosterone è influenzata anche da composti noti come steroidi anabolizzanti, farmaci somministrati dai medici nei casi di pubertà ritardata e testicoli sottosviluppati; questi steroidi, però, vengono a volte assunti dagli sportivi oppure consigliati nelle palestre in quanto stimolano notevolmente la biosintesi delle proteine e la costruzione di tessuto muscolare. A causa della loro somiglianza chimica col testosterone, gli steroidi anabolizzanti agiscono come inibitori della produzione di tale ormone. Negli uomini adulti il loro utilizzo può ridurre i livelli di testosterone perfino dell’85%, provocando la riduzione dei testicoli e anche la crescita del seno. Un uso prolungato di queste sostanze a favore del potenziamento muscolare produce un significativo aumento di disturbi ai reni e al fegato, di cardiopatie e di tumori, inoltre sono stati registrati molti casi di modificazione del comportamento con un forte aumento dell’aggressività. Nelle donne la somministrazione di farmaci simili al testosterone provoca un aumento significativo della barba e dei peli sul corpo, la mascolinizzazione irreversibile della voce, sterilità per atrofia delle ovaie e assenza del ciclo mestruale. 


Disfunzione erettile


Impotenza
La disfunzione erettile, o impotenza, è una patologia che impedisce agli uomini di avere normali rapporti sessuali in quanto non permette loro di ottenere o mantenere l’erezione del pene. Le cause di questa disfunzione sono molteplici, per esempio il diabete, le malattie neurologiche, la sclerosi multipla o il morbo di Parkinson, ma al primo posto vi sono le disfunzioni circolatorie prodotte da aterosclerosi, ipertensione e anche dal fumo: il catrame, infatti, e i residui del fumo di tabacco restringono il lume dei vasi sanguigni del pene, riducendo l’afflusso di sangue ai tessuti spugnosi. In Italia, come in gran parte del mondo, sono disponibili farmaci che possono aiutare ad affrontare i problemi erettii; alcuni, già in commercio da diversi anni, agiscono direttamente sulla circolazione sanguigna del pene, mentre altri, immessi recentemente sul mercato, sono a base di apomorfina, una sostanza che agisce a livello del sistema nervoso centrale, sia attivando la vasodilatazione sia stimolando il centro dell’erezione posto nel midollo spinale. 


Erezione del pene e orgasmo maschile


Erezione del pene e orgasmo maschile
Il pene è un organo cilindrico che ha un volume variabile; la sua parte terminale si chiama glande ed è ricoperta da una piega di cute detta prepuzio. Alla nascita i bambini presentano un leggero restringimento del prepuzio, chiamato fimosi, che impedisce al prepuzio discorrere sul glande; questo restringimento ha lo scopo di evitare le infezioni che potrebbero derivare dal contatto con urine e feci. Entro i due o tre annidi vita la fimosi scompare. L’erezione del pene, che viene attivata dal sistema nervoso centrale, è una conseguenza dell’aumento del flusso sanguigno che riempie i tessuti spugnosi erettili; questi tessuti tendono progressivamente a inturgidirsi comprimendo le vene e impedendo il ritorno del sangue venoso. L’erezione è accompagnata dalla liberazione nell’uretra di una piccola quantità di liquido prodotto dalle ghiandole bulbouretrali poste alla base del pene; questo liquido serve come lubrificante, facilitando il passaggio degli spermatozoi lungo l’uretra maschile e aiutando la penetrazione del pene nell’organo riproduttore femminile. L’eiaculazione è una conseguenza di impulsi nervosi sempre più intensi che, provocando ritmiche contrazioni della muscolatura liscia dei vari dotti, favoriscono la fuoriuscita dello sperma. Questi spasmi muscolari, che producono l’eiaculazione, inducono le molteplici sensazioni associate all’orgasmo.  

lunedì 4 marzo 2013

Il percorso degli spermatozoi


lI sistema riproduttore maschile - Il percorso degli spermatozoi
Dal testicolo gli spermatozoi passano nell’epididimo un lungo tubulo spiralizzato posto sopra al testicolo stesso; quando entrano nell’epididimo, i gameti non sono mobili ma lo diventano solo dopo un periodo di circa 12 giorni. Dall’epididimo gli spermatozoi passano nel vaso deferente, dove si accumulano. I due vasi deferenti, uno per ogni lato, sono rivestiti da tre strati di tessuto muscolare liscio le cui contrazioni spingono in avanti gli spermatozoi. Nella parte posteriore della cavità addominale, i due vasi deferenti girano intorno alla vescica e, insieme ai dotti provenienti dalle vescicole seminali, confluiscono nella prostata; da questa ghiandola gli spermatozoi passano nell’uretra, un canale che si estende per tutta la lunghezza del pene. Il pene è un organo copulatore, ha cioè la funzione di introdurre i gameti nelle vie genitali femminili. Negli uomini l’uretra è un condotto che serve sia per l’escrezione dell’urina sia per la fuoriuscita degli spermatozoi, o eiaculazione, ma i due processi non avvengono mai contemporaneamente.
Nei canali percorsi dagli spermatozoi vengono secrete sostanze fluide provenienti dalle vescicole seminali e dalla prostata. Le vescicole seminali secernono un liquido ricco di fruttosio, che nutre gli spermatozoi, e con un’elevata concentrazione di prostaglandine che stimolano le contrazioni dell’apparato riproduttore femminile; queste contrazioni facilitano la risalita degli spermatozoi nel loro viaggio verso il gamete di sesso opposto. La prostata produce, invece, un liquido viscoso, lattiginoso e alcalino che facilita la sopravvivenza degli spermatozoi nella vagina neutralizzando il suo ambiente acido. Gli spermatozoi e il liquido in cui sono sospesi costituiscono lo sperma. A ogni eiaculaziorie vengono prodotti circa 3- 4 millilitri di sperma e circa 200 milioni di spermatozoi. La vasectornia, un metodo sicuro e semplice di sterilizzazione maschile, consiste nel legare e recidere i due vasi deferenti in modo che gli spermatozoi non possano uscire dai testicoli; la produzione di sperma rimane normale, tranne che per l’assenza di spermatozoi. Gli ormoni prodotti nei testicoli vengono normalmente immessi nella corrente circolatoria poiché i vasi sanguigni non vengono compromessi dalla vasectomia; pertanto, questo intervento non riduce i livelli ormonali né influenza l’attività sessuale. Oggi la vasectomia è un’operazione reversibile nella maggior parte dei casi.

Anatomia e spermatogenesi

A partire dall’adolescenza, e fino alla vecchiaia, il maschio della specie umana produce ogni giorno all’interno dei suoi testicoli parecchie centinaia di milioni di gameti, gli spermatozoi Come avviene nella maggior parte dei mammiferi, anche nell’uomo i testicoli si sviluppano nella cavità addominale dell’embrione e scendono poi in una sacca esterna, lo scroto. Questo avviene perché la produzione di gameti può avvenire solo a una temperatura leggermente inferiore a quella corporea; se al momento della nascita i testicoli del neonato risultano ancora interni alla cavità addominale, si deve ricorrere a un semplice intervento chirurgico per posizionarli nello scroto, altrimenti da adulti questi individui risulterebbero, molto probabilmente, sterili. Ogni testicolo è suddiviso in circa 250 compartimenti, ognuno dei quali è completamente riempito da tubuli seminiferi strettamente raggomitolati nei quali vengono prodotti i gameti maschili. Ogni tubulo seminifero è lungo circa 80 centimetri e i due testicoli insieme contengono circa 500 metri di tubuli. Le cellule spermatogeniche dei tubuli seminiferi passano attraverso vari stadi di differenziamento. Il processo ha inizio da cellule diploidi, gli spermatogoni, che rivestono internamente la membrana basale di ogni tubulo seminifero e che effettuano continue divisioni mitotiche. Alcune cellule prodotte da queste divisioni mitotiche rimangono indifferenziate e continuano a dividersi, mentre altre si allontanano dalla membrana basale e iniziano a differenziarsi dando origine agli spermatociti primari; queste cellule diploidi effettuano la prima divisione meiotica producendo due cellule aploidi, gli spermatociti secondari, dalle quali si originano, tramite la seconda divisione meiotica, quattro cellule aploidi, gli spermatidi. Alla fine del processo meiotico gli spermatidi si differenziano in cellule altamente specializzate, gli spermatozoi. Gli spermatozoi sono costituiti dalla testa, da una regione intermedia e dalla coda. La testa contiene il nucleo con il suo patrimonio genetico ed è sormontata dall’acrosoma, un lisosoma specializzato ricco di enzimi litici, indispensabili per forare la membrana dell’oocita. La regione intermedia è caratterizzata dalla presenza di una guaina contenente molti mitocondri che forniscono allo spermatozoo l’energia indispensabile per muoversi, mentre la coda è un flagello che permette tali movimenti. L’intero processo di spermatogenesi ha la durata di circa 8-9 settimane, periodo in cui le cellule in via di maturazione ricevono il nutrimento da altre cellule contenute nei tubuli seminiferi, le cellule del Sertoli.

La riproduzione



L’uomo, come tutti i mammiferi, si riproduce per via sessuata. Questo tipo di riproduzione comporta due eventi: la meiosi e la fecondazione. Tramite meiosi si formano i gameti, le uniche forme  aploidi del ciclo vitale; i gameti maschili sono dotati di movimento, mentre quelli femminili producono e accumulano sostanze nutritive. Quando due gameti di sesso opposto si incontrano e avviene la fecondazione, prende avvio una complessa serie di eventi che, all’interno del corpo femminile, porta alla maturazione e alla crescita dell’embrione fino alla nascita di un nuovo essere umano.