martedì 5 marzo 2013

Esami diagnostici per la prevenzione dei tumori femminili


Ogni anno si registrano in Italia più di 250 mila nuovi casi di cancro, dei quali 37 mila circa sono tumori della mammella e quasi 7 mila tumori del collo dell’utero; nonostante le cifre siano molto alte, la mortalità per questi casi di tumore, dopo cinque anni dai trattamenti terapeutici, è poco più del 20%. Questi incoraggianti risultati sono dovuti a un notevole miglioramento delle terapie, ma anche alla maggiore sensibilità delle donne verso la prevenzione e la diagnosi precoce. Questi due tipi di tumore infatti, possono essere facilmente diagnosticati mediante alcuni esami di routine e, grazie alla somministrazione di cure fin dall’inizio del loro sviluppo, possono essere sconfitti nella maggior parte dei casi.

La mammografia è una radiografia al seno che consente di individuare un tumore quando è ancora completamente asintomatico. Questo esame deve essere effettuato una volta ogni due anni da tutte le donne di età compresa tra i 40 e i 50 anni e una volta all’anno dai 50 anni in su. Nel caso in cui siano presenti in famiglia casi di tumore alla mammella, è consigliabile ripetere l’esame ogni anno anche a partire dai 40 anni.

L’ecografia, un’indagine mediante ultrasuoni, può essere effettuata al seno quale esame complementare alla mammografia oppure, nella forma transvaginale effettuata mediante una sonda introdotta in vagina, per evidenziare tumori all’utero o alle ovaie.

Il Pap test è l’esame più comune per la diagnosi di tumori al collo dell’utero è il Pap test. Prende il nome dal medico greco Papanicolaou, che lo ha ideato nel 1945. Questo test consiste nel prelievo di secreto vaginale mediante una piccola spatola; l’analisi delle cellule prelevate permette di evidenziare sia le cellule cancerose sia lesioni precancerose, per questo dovrebbe essere effettuato una voIta l’anno da tutte le donne a partire dal primo rapporto sessuale. Nel caso in cui il Pap test evidenzi cellule sospette, è utile effettuare una colposcopia, ossia un’osservazione del collo dell’utero con un microscopio che permette di ingrandire le parti lesionate del tessuto uterino. 

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