Dopo l’ovulazione, l’oocita viene
«aspirato» nell’adiacente ovidotto grazie al battito delle ciglia che rivestono
le estroflessioni poste intorno alla sua apertura; grazie al movimento di
queste ciglia, infatti, si crea un flusso di liquidi che fa entrare l’oocita
nell’ovidotto. Una volta al suo interno, l’oocita viene spinto in avanti sia
dalle onde peristaltiche prodotte dalla muscolatura liscia delle pareti
dell’ovidotto sia dalle ciglia presenti sulla sua superficie interna. Il
viaggio per giungere nell’utero dura circa tre giorni, più o meno la durata di
vita di un oocita non fecondato dopo che è stato espulso dal follicolo;
tuttavia, l’arco di tempo in cui l’oocita può essere fecondato è più breve, al
massimo di due giorni, e perciò la fecondazione, se avviene, può aver luogo
solo lungo l’ovidotto. Se l’ovulo viene fecondato, il giovane embrione si
impianta nell’endometrio 3 o 4 giorni dopo aver raggiunto l’utero, cioè dopo 6
o 7 giorni dal momento della fecondazione. Può capitare però che l’ovulo
fecondato rimanga bloccato nell’ovidotto dando luogo a una gravidanza
extrauterina. Per i primi mesi questa condizione può essere asintomatica; se la
madre non se ne accorge, aumentando di dimensioni il feto potrebbe lacerare
l’ovidotto, con conseguente emorragia interna e serio rischio per la salute
della donna. Per mezzo dell’ecografia è possibile diagnosticare precocemente
questa anomalia. Se, invece, non viene fecondato, l’oocita muore e degenera
rapidamente. Dopo circa 14 giorni dall’ovulazione, l’endometrio viene eliminato
con la mestruazione, un fenomeno ciclico della durata di 3-7 giorni: lo strato
mucoso dell’endometrio si stacca dalla parete uterina spezzando i capillari
sanguigni che provvedevano al suo nutrimento e l’utero si riempie di sangue,
che viene eliminato per via vaginale insieme alla mucosa uterina.
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